La literatura anticortesana en el Renacimiento españolCristóbal de Castillejo

  1. MARTÍNEZ NAVARRO, MARÍA DEL ROSARIO
Dirigida por:
  1. Rogelio Reyes Cano Director/a

Universidad de defensa: Universidad de Sevilla

Fecha de defensa: 20 de junio de 2014

Tribunal:
  1. Juan Montero Delgado Presidente/a
  2. Pedro Manuel Piñero Ramírez Secretario/a
  3. Juan Antonio Garrido Ardila Vocal
  4. Juan Matas Caballero Vocal
  5. José María Reyes Cano Vocal

Tipo: Tesis

Teseo: 363077 DIALNET

Resumen

RESUMEN: LA LITERATURA ANTICORTESANA EN EL RENACIMIENTO ESPAÑOL: CRISTÓBAL DE CASTILLEJO María del Rosario Martínez Navarro Universidad de Sevilla En la presente investigación se parte de la premisa de la existencia de un verdadero subgénero literario como es el de la sátira anticortesana, tratado por importantes autores europeos del siglo XVI e inserto en una tradición tópica de larga duración opuesta al tipo tradicional de literatura cortesana, en la que se mira a la corte con otros ojos, como lugar de vicios: adulación, envidia, lujuria o corrupción. Por esto en la presente Tesis Doctoral se lleva a cabo un estudio y análisis profundo de la obra anticortesana del poeta renacentista Cristóbal de Castillejo (Ciudad Rodrigo, 1490-Viena, 1550), escritor de formación cosmopolita, muy interesante para la literatura de su tiempo por el amplio cultivo que hizo de dicho tema. El espiritu anticortesano de función bufonesca de una rica y variada obra de Castillejo abre en el caso del autor una interesante vía de análisis que enlaza con la tópica anticortesana de signo moral que aquí se aborda con detenimiento. De esta manera, lo que aquí se pretende es hacer un estudio crítico detallado que permita formarse cabal idea del panorama y entramado intelectual y literario en el que se inserta el anticortesanismo de Castillejo, quien pasa casi buena parte de su vida en la corte de Viena y que, por tanto, está en estrecho contacto con la cultura europea de su tiempo siendo, así, fiel exponente de su época. El presente trabajo se ha estructurado en dos partes: La primera parte, bajo el título de "Fuentes de la literatura anticortesana para el Renacimiento español: la tradición del género y el tópico anticortesano", representa el marco teórico previo al análisis posterior, centrado y dedicado en exclusiva a la figura del poeta renacentista; por ello, se ha considerado oportuno hacer aquí un esbozo y enumeración recapitulatoria abreviada de las fuentes más relevantes de la literatura anticortesana desde la Antigüedad y mayormente vinculadas al contexto literario y la tradición literaria de la obra anticortesana de Cristóbal de Castillejo, y aquellas que este pudo haber leído a través de misceláneas y otros testimonios que pudieron haber formado parte de su competencia literaria. En lo que respecta a la segunda parte, que constituye el cuerpo central de la Tesis propiamente y que hemos titulado "La literatura anticortesana de Cristóbal de Castillejo: estudio especial del Aula de cortesanos (1547)", se ha estructurado en tres capítulos con sus respectivos apartados temáticos y epígrafes en los que se aborda la aproximación a su obra anticortesana y un estudio completo de su texto principal, el Aula de cortesanos. El autor en todos sus diálogos hace una descripción detallada de las miserias del mundo áulico. Tras las conclusiones en español e italiano, se presenta la bibliografía utilizada y consultada para el estudio. Cierra el volumen un apéndice con el texto íntegro del Aula de cortesanos y una selección de grabados de la Iconologia (Roma, 1593) de Cesare Ripa, a la que se hace referencia en el cuerpo de la Tesis ** SINTESI: LA LETTERATURA ANTICORTIGIANA NEL RINASCIMENTO SPAGNOLO: CRISTÓBAL DE CASTILLEJO A partire dalla pubblicazione della prima edizione del Libro del Cortegiano (Venezia, 1528), dello scrittore italiano Baldassarre Castiglione, nasce un'importante corrente letteraria e di pensiero apertamente cortigiana. Il testo, vero best seller del suo tempo, nel quale si consolida la figura archetipica del perfetto "uomo di corte", costituisce il punto di riferimento per tutti i trattati posteriori che si occupano del tema ricorrente della corte, considerata un luogo ideale con regole proprie; da Il Cortegiano avrebbe tratto ispirazione, ad esempio, Luis de Milán per il suo El Cortesano (Valenza, 1561). Parallelamente, sono stati scritti numerosi testi dove lo spazio aulico è considerato invece un mondo pieno di perfidia e menzogna ed è perciò rappresentato come un oceano dove si uniscono tutti i vizi e i peccati capitali (mare malorum). Gli autori mettono sotto accusa la supremazia dell'adulazione o piaggeria, dell'avarizia, dell'invidia, dell'ipocrisia, della superbia, della gola, della lussuria, dell'ira e della corruzione ma anche della bugia, della diffamazione, della mormorazione, dell'ingiustizia e dell'ingratitudine. Il tema, legato all'antica immagine della nave, viene affrontato con la prospettiva del topos del mare malorum. Questa tesi di dottorato si propone di studiare l'influsso letterario e culturale che la corte esercita nella Spagna del Secolo d'Oro, dato che quest'ultima produsse due distinte correnti letterarie: da una parte quella del pro-cortigianismo, corrente che sottolinea le caratteristiche positive della corte, e dall'altra quella dell'anti-cortigianismo, la quale mette in evidenza i suoi aspetti negativi, come si può notare in una serie copiosissima di testimonianze. Si tratta quindi di analizzare i testi dove il topos anticortigiano affiora. Nei primi tre capitoli si raccoglie la lunga tradizione discorsiva del luogo comune del mare malorum, dall'antichità classica fino alla sua sopravvivenza nel Medioevo presso Walter Map (De Nugis curialium) e alla sua diffusione tra gli scrittori europei del Cinquecento, dove il motivo diverrà topico soprattutto nelle opere degli italiani Enea Silvio Piccolomini (De curialium miseriis) e Pietro Aretino (Ragionamento delle Corti), e in quella del tedesco Ulrico von Hutten (Misaulus sive Aula). Nel quarto capitolo si cerca di riassumere l'interessante polemica anticortigiana e la sua ripercussione nella cultura umanistica spagnola attraverso le testimonianze di diversi autori, tra i quali Antonio de Guevara con il Menosprecio de Corte y Alabanza de Aldea, Cristóbal de Villalón con El Crotalón, Bartolomé Torres Naharro con le sue satire, Alfonso de Valdés con il Diálogo de las cosas acaecidas en Roma, Francesillo de Zúñiga con la Crónica burlesca del Emperador Carlos V, Francisco López de Villalobos con Los problemas de Villalobos, Gutierre de Cetina con i suoi sonetti, e infine Martín de Salinas, Eugenio de Salazar e Jorge de Montemayor con le loro epistole. Nella seconda parte della tesi, composta da tre capitoli, si offre un ulteriore contributo allo studio dello scrittore Cristóbal de Castillejo (Ciudad Rodrigo, 1490-Vienna, 1550), che visse quasi tutta la sua vita a corte al servizio di Ferdinando I d'Asburgo, Arciduca d'Austria, più tardi Re dei Romani e anche Imperatore del Sacro Romano Impero. Il quinto capitolo si concentra sulla vasta esperienza di Castillejo nel suo mestiere di cortigiano. Lo spagnolo scrisse diverse opere anticortigiane, tra le quali possiamo citare il Diálogo entre el Autor y su pluma, il Diálogo entre la Verdad y la Lisonja, la Consolatoria. Estando con mil males oppure le Coplas a la Cortesía, testi che verranno studiati nel sesto capitolo, e il suo dialogo più importante, l'Aula de cortesanos, scritto a metà del Cinquecento (1547) e al quale si dedica un'analisi più minuziosa nell'ultimo dei sette capitoli. Castillejo ci fornisce una descrizione dettagliata delle miserie del mondo della corte, prendendo come riferimento il modello dell'epistola De curialium miseriis, del papa Piccolomini (Pio II), e il testo di von Hutten, il Misaulus sive Aula. L'autore utilizza e rielabora il tema nei suoi dialoghi in versi, e sviluppa un linguaggio che anticipa quell'agilità parlata del teatro spagnolo del Secolo d'Oro. Il presente lavoro ha inoltre lo scopo di mettere in rilievo l'importanza e l'influsso di Castillejo non solo nella trattatistica rinascimentale, ma anche nella produzione degli autori del Barocco, periodo in cui si continua a utilizzare l'immagine della nave. Si può peraltro stabilire una corrispondenza tra l'opera di Castillejo e quella di Francisco de Quevedo. A nostro giudizio, questo è un aspetto essenziale per capire la letteratura del Secolo d'Oro; tuttavia, il confronto tra questi due autori è stato poco studiato dalla critica e per questa ragione merita uno spazio particolare in questa tesi. Oltre ai testi sopraccitati, letterariamente più significativi, è utile ricordarne molti altri, provenienti dalla letteratura spagnola stessa o da quelle di diversi paesi europei. I titoli qui elencati sono tutti begli esempi di questa controversia e ci dimostrano che non bisogna tralasciare questa ricca produzione anticortigiana. La seconda parte della Tesi termina con alcune conclusioni generali, scritte inizialmente in spagnolo e successivamente in italiano. Dopo lo studio e le conclusioni generali, si presenta di seguito la bibliografia citata e consultata. Chiude il volume un'appendice, all'interno della quale sono stati inseriti il testo Aula de cortesanos e l'elenco delle illustrazioni dei vizi procedenti dal libro Iconologia (Roma, 1593) di Cesare Ripa.